Orwell divide le parole della Neolingua in tre classi che chiama Vocabolario A – Vocabolario B – Vocabolario C.
Approfondendo l’argomento della Neolingua nella sua interezza mi è sembrato utile e pertinente guardare nel dettaglio questi tre gruppi. Cura e minuzia con cui Orwell li descrive e li analizza evidenziano, dal mio punto di vista, il desiderio dell’autore di rendere reale considerazioni che se fatte solo superficialmente sarebbero parse semplici visioni.
Il significato di questa suddivisione dunque permette di capire ciò che Orwell spiega benissimo: “Analizzando attentamente il vocabolario si comprenderà che in Neolingua l’espressione di opinioni eterodosse al di sopra di un bassissimo livello era praticamente impossibile” E continua: “Una persona cresciuta con la Neolingua come sua sola lingua non avrebbe mai saputo che eguale aveva avuto un tempo anche il significato secondario di eguale politicamente e che la parola libero aveva avuto anche quello di intellettualmente libero”.
Queste dunque le caratteristiche principali per ognuno dei tre gruppi:
Vocabolario A: cosisteva di parole in uso per il disbrigo degli affari giornalieri come bere, lavorare, mangiare etc etc. Parole pure, nette, per nessuna ragione passibili di alcuna interpretazione. “Ambiguità – spiega l’autore – e sfumature erano state completamente eliminate” Sarebbe stato impossibile usare il vocabolario per scopi letterari, ovvero per discussioni politiche e filosofiche. E’ in questa classe che Orwell espone le regole grammaticali della Neolingua, individuando due principali caratteristiche: la prima è definita intercambiabilità tra le parti del discorso:”Ogni parola della lingua – si legge – poteva essere usata sia come verbo, sia come nome o come aggettivo o come avverbio” (es il verbo pensare è usato anche in luogo del sostantivo pensiero”); la seconda caratteristica riguarda la regolarità: “Tutte le coniugazioni seguono le stesse regole”. Così in tutti i verbi ad esempio, il passato e il participio passato erano gli stessi e finivano in ato (es il passato di correre era corrato).
Vocabolario B: era costituito da parole inventate per scopi politici, intese a imporre un atteggiamento mentale, una direzione, in chi le usava. Parole composte: “Consistevano in due o più parole, ovvero porzioni di parole, combinate insieme in una forma che fosse di semplice pronuncia. L’obiettivo non era esprimere significati quanto distruggerli. Cessano di esistere parole quali onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza e religione. Termini come che si raggruppavano intorno a concetti di libertà e di eguaglianza erano contenute nella semplice parola psicoreato. Nessuna parola del vocabolario B era dunque neutra. Gran parte erano eufemismi (svagocampo significa lavori forzati, minipax sta per ministero della pace che poi è della guerra). Il principio guida del vocabolario B era l’estrema semplificazione: “I nomi di tutte le organizzazioni, gruppi di popolazioni, dottrine, paesi, istituzioni, edifici pubblici era ridotto a una forma semplice e familiare; vale a dire una sola parola di pronunzia facile, e con il minor numero possibile di sillabe”.
Vocabolario C: si occupava di raggruppare termini scientifici e tecnici. Rappresentava una sorta di appendice agli altri due vocabolari, seguendo le stesse regole: poche parole e semplici: “Pochissime parole del vocabolario C erano d’uso corrente nei discorsi quotidiani, ovvero in quelli di carattere politico”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Neolingua
http://www.riflessioni.it/angolo_filosofico/Rorty-13-crudelta-linguaggio-neolingua.htm