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Il blog si compone di QUATTRO categorie principali nelle quali sono contenuti gli articoli correlati (il consiglio è leggerle in questo ordine):

–  George Orwell (biografia dell’autore)

– L’introduzione alla Neolingua

– I vocabolari della Neolingua

– Oltre Orwell consigli di Lettura

Le cinque sezioni in alto (What, When, Where, Who, Why) rappresentano la sintesi del progetto e il tentativo di dare un senso al lavoro svolto. Cliccando su ognuna di esse se ne scopre il contenuto.

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Bukovskij: “Il vento va e poi ritorna”

Il tema della censura e della creazione di un popolo immagine e somiglianza del potere è tra i più dibattuti ancora oggi.  Autori come Vladimir Bukovskij  e Alexandr Solzenicyin hanno a lungo descritto e raccontato “contraddizioni” e “gesta” della dittatura comunista nell’ex Unione Sovietica.

Consiglio – e per questo ringrazio il prof Ortoleva – due testi in particolare: Il vento va, e poi ritorna di Bukovskij e Divisione Cancro di Solgenicyin.

 

La biografie di Bukovskij e Solzenicyin:

http://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Konstantinovi%C4%8D_Bukovskij

http://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_Isaevi%C4%8D_Sol%C5%BEenicyn

Breve excursus storico sull’ex Unione Sovietica utile per capire il contesto in cui i due autori scrivono.

http://www.storiain.net/arret/num103/artic2.asp

 

 


 

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Biografia

George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair) nacque in India nel 1903  e studiò a Eton nel Berkshire contea dell’Inghilterra sud orientale. Dal 1922 al 1928 fu nella polizia imperiale in Birmania. Durante la guerra civile in Spagna combatté dalla parte dei repubblicani. Tornato in Inghilterra allo scoppio della seconda guerra mondiale, lavorò per la BBC.

Fra i suoi libri più famosi: La fattoria degli animali, Fiorirà l’aspidistra, La strada Wigan Pier, Omaggio alla catalogna, Giorni in Birmania.

Orwell è morto a Londra nel 1950.

 

http://it.wikipedia.org/wiki/George_Orwell

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Semplificare dimenticando, i tre vocabolari della Neolingua

Orwell divide le parole della Neolingua in tre classi che chiama Vocabolario A – Vocabolario B – Vocabolario C.

Approfondendo l’argomento della Neolingua nella sua interezza mi è sembrato utile e pertinente guardare nel dettaglio questi tre gruppi. Cura e minuzia con cui Orwell li descrive e li analizza evidenziano, dal mio punto di vista, il desiderio dell’autore di rendere reale considerazioni che se fatte solo superficialmente sarebbero parse semplici visioni.

Il significato di questa suddivisione dunque permette di capire ciò che Orwell spiega benissimo: “Analizzando attentamente il vocabolario si comprenderà che in Neolingua l’espressione di opinioni eterodosse al di sopra di un bassissimo livello era praticamente impossibile” E continua: “Una persona cresciuta con la Neolingua come sua sola lingua non avrebbe mai saputo che eguale aveva avuto un tempo anche il significato secondario di eguale politicamente e che la parola libero aveva avuto anche quello di intellettualmente libero”.

Queste dunque le caratteristiche principali per ognuno dei tre gruppi:

Vocabolario A: cosisteva di parole in uso per il disbrigo degli affari giornalieri come bere, lavorare, mangiare etc etc. Parole pure, nette, per nessuna ragione passibili di alcuna interpretazione. “Ambiguità – spiega l’autore – e sfumature erano state completamente eliminate” Sarebbe stato impossibile usare il vocabolario per scopi letterari, ovvero per discussioni politiche e filosofiche. E’ in questa classe che Orwell espone le regole grammaticali della Neolingua, individuando due principali caratteristiche: la prima è definita intercambiabilità tra le parti del discorso:”Ogni parola della lingua – si legge – poteva essere usata sia come verbo, sia come nome o come aggettivo o come avverbio” (es il verbo pensare è usato anche in luogo del sostantivo pensiero”); la seconda caratteristica riguarda la regolarità: “Tutte le coniugazioni seguono le stesse regole”. Così in tutti i verbi ad esempio, il passato e il participio passato erano gli stessi e finivano in ato (es il passato di correre era corrato).

Vocabolario B: era costituito da parole inventate per scopi politici, intese a imporre un atteggiamento mentale, una direzione, in chi le usava. Parole composte: “Consistevano in due o più parole, ovvero porzioni di parole, combinate insieme in una forma che fosse di semplice pronuncia. L’obiettivo non era esprimere significati quanto distruggerli. Cessano di esistere parole quali onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza e religione. Termini come che si raggruppavano intorno a concetti di libertà e di eguaglianza erano contenute nella semplice parola psicoreato. Nessuna parola del vocabolario B era dunque neutra. Gran parte erano eufemismi (svagocampo significa lavori forzati, minipax sta per ministero della pace che poi è della guerra). Il principio guida del vocabolario B era l’estrema semplificazione: “I nomi di tutte le organizzazioni, gruppi di popolazioni, dottrine, paesi, istituzioni, edifici pubblici era ridotto a una forma semplice e familiare; vale a dire una sola parola di pronunzia facile, e con il minor numero possibile di sillabe”.

Vocabolario C: si occupava di raggruppare termini scientifici e tecnici. Rappresentava una sorta di appendice agli altri due vocabolari, seguendo le stesse regole: poche parole e semplici: “Pochissime parole del vocabolario C erano d’uso corrente nei discorsi quotidiani, ovvero in quelli di carattere politico”.

http://it.wikipedia.org/wiki/Neolingua

http://www.riflessioni.it/angolo_filosofico/Rorty-13-crudelta-linguaggio-neolingua.htm

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Il Pensiero nella Neolingua

“La Neolingua era già ufficiale in Oceania dove era stata inventata per venire incontro alle necessità ideologiche del Socing, il Socialismo Inglese. Nell’anno 1984 non c’era ancora nessuno che la usasse come unico mezzo di comunicazione, sia a voce che per iscritto.”

Così comincia “Principi della neolingua”, il trattatello linguistico in appendice a “1984” il romanzo firmato Gerge Orwell culto e archetipo del modello Grande Fratello: l’occhio discreto che ordina le azioni e vigila sulle distrazioni umane.

Orwell romanza certo, in qualche modo inventa l’idea di un nuovo vocabolario (la neolingua appunto) di termini, ma non smette – come anche lungo le pagine di 1984 – di riflettere in maniera tutt’altro che profetica sui caratteri di un’umanità reale: “Fine della neolingua – scrive – non era soltanto quello di fornire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing (Socialismo Inglese), ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero”

Principi dunque che per Orwell non significano solo concetti fondamentale di una dottrina ma anche inizio, atto primo di un’altra era linguistica: quella della soppressione delle parole indesiderabili; quella della eliminazione dei significati eterodossi; quella della sostituzione di parole a carattere palesemente eretico.

“La Neolingua – dichiara Orwell – era intesa a non estendere, ma a diminuire le possibilità del pensiero”

 

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